Gli italiani sono tra i più grandi consumatori al mondo di acqua in bottiglia. Si stima che, ogni anno, ciascun italiano beva in media oltre 200 litri di acqua imbottigliata, cifra che ci colloca al terzo posto al mondo, subito dopo gli Emirati Arabi e il Messico.
Le ragioni di questa preferenza per l’acqua in bottiglia rispetto all’acqua di rubinetto sono molte, e hanno a che fare con fattori culturali: da un lato c’è la convinzione che l’acqua confezionata sia più sicura e più controllata rispetto a quella erogata dall’acquedotto (circa un italiano su tre ha dichiarato, in un’indagine ISTAT di alcuni anni fa, di non fidarsi della qualità dell’acqua di rubinetto), dall’altro c’è una sempre crescente attenzione alla composizione dell’acqua che beviamo, che ci spinge a voler sapere bene – leggendo l’etichetta – quali e quanti sali minerali e oligoelementi sono contenuti nel nostro bicchiere.
Questo trend è andato consolidandosi nel corso dei decenni. Negli anni Cinquanta l’acqua in bottiglia, rigorosamente di vetro, era riservata ai ristoranti e alle occasioni speciali; Con il passare del tempo, poco per volta, l’acqua in bottiglia di vetro, preferita di solito da chi cercava un’acqua con un particolare contenuto di minerali o da chi aveva difficoltà digestive, ha cominciato ad essere consumata più frequentemente. Questo ha permesso la diffusione del sistema del vuoto a rendere: le bottiglie, svuotate del loro contenuto, potevano essere restituite al negozio, che provvedeva a re-inviarle al produttore che le sterilizzava, le riempiva e le immetteva nuovamente in commercio.
Infine, negli anni Ottanta, la plastica ha definitivamente preso il possesso del mercato, sostituendo il vetro e diventando il primo materiale utilizzato per l’imbottigliamento dell’acqua. Questo, almeno, fino ad oggi: l’attenzione sempre crescente nei confronti della sostenibilità ambientale degli imballaggi e le perplessità a proposito dei possibili rischi legati all’utilizzo della plastica stanno lentamente cambiando le cose, e l’acqua in bottiglia di vetro comincia a tornare alla ribalta sulle nostre tavole.
Non è un caso che la plastica sia riuscita facilmente a soppiantare il vetro come materiale “principe” per l’imbottigliamento dell’acqua. Le bottiglie di plastica infatti sono decisamente più leggere delle loro sorelle maggiori in vetro, inoltre sono infrangibili e dopo l’uso possono essere semplicemente accartocciate e gettate via, senza bisogno di essere conservate e restituite al negozio: tutti vantaggi immediatamente percepibili per qualsiasi consumatore, che nei decenni passati hanno modificato radicalmente le abitudini di acquisto degli italiani.
Negli anni, però, la mentalità ha cominciato lentamente a cambiare: oggi tutti siamo decisamente più consapevoli dell’impatto ambientale della plastica, e la coscienza ecologista ha messo in luce un importante “contro” dell’utilizzo di questo materiale sintetico. La plastica infatti impiega fino a 1000 anni per degradarsi completamente, e se è vero che oggi disponiamo di tecniche di riciclo sempre più efficaci (che però richiedono un importante investimento in termini energetici), non possiamo dimenticare che attualmente, in Italia, più della metà della plastica che viene gettata via non viene correttamente differenziata, e quindi va a ingrossare le montagne di rifiuti che affollano le nostre discariche. Anche i mari e gli oceani sono invasi dalla plastica monouso, e questo ha gravi ricadute sulla flora e la fauna marine: tutti argomenti che non possono lasciarci indifferenti.
E qual è l’impatto dell’uso della plastica sulla salute del consumatore? Sappiamo che le bottiglie di plastica per l’acqua sono realizzate in PET, sigla con cui ci si riferisce a un materiale sintetico il cui nome completo è “polietilentereftalato”. Questo materiale, a differenza del vetro, non è inerte, quindi può rilasciare nell’acqua alcune particelle capaci di modificarne il gusto e l’odore.
Se si rispetta la data di scadenza indicata sulla bottiglia e si conserva l’acqua al buio e al riparo da sbalzi di temperatura, il rischio di una contaminazione è nullo, ma anche se in casa si cerca di prestare attenzione a tutti questi aspetti, purtroppo non è possibile avere informazioni certe sul modo in cui le bottiglie sono state conservate durante il periodo di trasporto e stoccaggio, prima dell’acquisto.
Molti dei “contro” dell’utilizzo della plastica possono essere risolti ricorrendo a contenitori in vetro: questo materiale, infatti, non rilascia nell’acqua alcuna sostanza nociva, dura nel tempo, può essere riutilizzato oppure riciclato e garantisce una perfetta conservazione dell’acqua contenuta al suo interno. Il suo impatto ambientale, inoltre, è nettamente minore di quello della plastica, perché il vetro può essere completamente riciclato anche più volte, senza che questo incida in alcun modo sulla qualità del prodotto.
Perché, quindi, il vetro è stato via via soppiantato dalla plastica? La risposta è semplice, e riguarda fattori legati soprattutto alla praticità e alla convenienza economica. Il vetro infatti pesa molto più della plastica, e questo fattore ha spinto i consumatori a orientarsi sempre più spesso verso l’alternativa “leggera”. Anche la grande distribuzione ha seguito questo trend, preferendo la plastica che è più pratica e più economica da trasportare e che, essendo infrangibile, è meno esposta al rischio di rottura.
Fonte Margherita propone da sempre le sue acque in bottiglia di vetro, ma recentemente ha lanciato sul mercato una nuova tipologia di packaging, che affianca quella tradizionale senza sostituirla. Si tratta della nuova linea di acqua Fonte Margherita in cartone riciclabile, che coniuga la praticità e la leggerezza con la qualità e la sostenibilità ambientale.
I recipienti utilizzati in questa nuova linea sono infatti realizzati in Gable Top, un materiale poliaccoppiato normalmente utilizzato per l’imbottigliamento del latte. Questi nuovi contenitori, leggeri e infrangibili, sono prodotti con carta ottenuta da fonti rinnovabili certificate e sono completamente riciclabili. In più garantiscono una perfetta conservazione dell’acqua, perché sono in grado di schermare il loro contenuto dai raggi solari, e possono essere comodamente portati con sé in ogni momento della giornata, anche in tutte le situazioni in cui utilizzare una bottiglia di vetro risulterebbe poco pratico.
Il nuovo packaging di Fonte Margherita si propone di aprire un nuovo orizzonte per l’imballaggio dell’acqua coniugando praticità, sostenibilità ambientale e attenzione per la qualità del prodotto, in modo da fornire ai clienti un’alternativa alle tradizionali bottiglie di vetro che sia comoda, sicura e green.